Classe 1995, nel 2017 si laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. A Milano frequenta il laboratorio su “Medea ovvero Della felicità coniugale” di Roxana Marian presso il Teatro i e l’Università degli studi di Milano, nell’ambito del progetto Fabulamundi Playwriting Europe. Collabora con la testata giornalistica romana Binrome e con Frammenti Rivista di Milano.

STORIA DI UNA SOLITUDINE, ovvero un’antica tragedia familiare

Il gioco teatrale tra Immaginazione e Vita dà forma all’eterna rinascita della Parola, come immagine, ovvero visione della realtà- anche quand’essa diviene vuoto, silenzio necessita della parola per poter esser tale. La resurrezione della parola è garantita dalla linfa vitale proveniente dalle radici: è un ritorno all’etimo. L’etimologia diviene tentativo di sopravvivenza estrema per esprimere l’irrisolto, il tragico, ciò che destinato a non dissolversi se non dissolvendo la Vita stessa. La storia è dunque testimonianza diretta di una condizione avulsa, fuori dalla realtà o meglio sopra di essa, uno sguardo dall’alto di chi è sprofondato sino alle radici del proprio dolore. Il monologo diviene dialogo, si parla attraverso i propri frammenti, frantumi di Vita passata, passiva cercando un’unione, una connessione. La parola diviene vincolo logico, circolo che abbraccia i brandelli del tragico, per tentare la resurrezione.