Romano, classe 1989, frequenta l’Officina di Scrittura Teatrale a cura di Rodolfo di Giammarco e Laura Novelli, primo vero affondo nella drammaturgia e nel panorama teatrale contemporaneo. A Milano frequenta il triennio 2011-2015 in drammaturgia presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, allievo di alcune menti illuminate come Renato Gabrielli e Renata Molinari. Alle spalle, qualche prima esperienza di scrittura, di regie, di recitazione. Poi il ritorno a Roma, dove fonda con Livia Antonelli la Compagnia Habitas cui si aggiunge, un anno dopo, Chiara Aquaro. La Compagnia lavora principalmente su drammaturgia contemporanea. Alla produzione di spettacoli, Niccolò Matcovich affianca l’organizzazione, come direzione artistica, di Castellinaria – Festival di Teatro Pop, la cui prima edizione si è svolta presso il castello di Alvito (FR) dal 21 al 27 luglio 2018.
Trittico delle bestie
Un affresco in tre quadri che si compone di testi apparentemente autonomi ma intrinsecamente collegati l’uno all’altro, il cui filo rosso è segnato dalla presenza di tre differenti animali. RADICI: nella stanza di una casa di montagna, un uomo e una donna si ritrovano. Un rapporto che si rivela lentamente, coadiuvato dall’intervento costante di una capra, elemento “magico”, che s’intromette, si intreccia, confonde gli animi e guida l’azione. Fino allo svelamento finale: lei e lui sono madre e figlio, la capra è simbolo di un ritorno alle origini, al seno materno, nel buio e la neve. L’AFFARE MELGHERA: due uomini si ritrovano nella cascina abbandonata ai confini di una città. Con il pretesto del desiderio di acquistare la cascina da parte di uno dei due, il testo indaga le dinamiche del rapporto fraterno, coadiuvate stavolta dalla presenza/assenza di un cane, bestia nascosta nell’ombra ma fortemente incisiva. Assumendo i contorni del thriller, l’opera sbroglia la relazione di due uomini che hanno sepolto l’amore per far emergere l’odio e l’interesse personale, lasciando riaffiorare soltanto alla fine il sentimento primigenio. RESILIENZA: un uomo e suo figlio, una malattia incurabile, gli ultimi momenti di vita condivisa. Un quadro tenero, delicato, i toni dell’acquerello. In un luogo asettico e indefinibile, l’amore di un padre e un figlio esplode con prepotenza e annulla qualsiasi altra forma che possa bussare alla porta. All’insegna del gioco e delle pillole di verità, il ragazzo completa il puzzle della vita e soprattutto della “essenza” di suo padre, fino a compiere l’atto di accompagnarlo alla morte; un atto d’amore e di fede, nel ricordo di un uomo, nelle tracce di un orso.