Marco Martinelli_credits Giampiero Corelli

 

Chi scrive? Chi è che mi scrive, mentre scrivo? Chi mi racconta, mentre racconto? E come entra il mondo, dalla piccola feritoia dell’io, prigioniero, prigioniero dei suoi limiti, dei confini che lo disegnano e mi disegnano? E come si dilata quasi all’infinito, nel contenere il passato e i suoi fantasmi, l’anima di chi racconta? Siamo in tanti, nel momento in cui, solo, scrivo. RUMORE DI ACQUE è un grido contro l’indifferenza e l’impotenza dell’umanità davanti alle tragedie in cui è nello stesso tempo vittima e carnefice, come quella che ha reso il Mediterraneo un cimitero. SLOT MACHINE prova a specchiarsi nella voragine del niente, quel Niente che ossessivamente cercano i giocatori davanti alle macchinette: non denaro, badate bene, non cercano denaro, cercano una fossa in cui annegare la sofferenza e l’umiliazione. VITA AGLI ARRESTI DI AUNG SAN SUU KYI dialoga con Brecht e discute con lui sulla necessità di “essere buoni”, ovvero rigorosi, eretici, controcorrente: è un canto luminoso alla speranza, sapendo che ogni speranza “vera”, per essere “vera”, deve aver conosciuto prima l’abisso senza luce della disperazione.

Marco Martinelli ha fondato nel 1983 il Teatro delle Albe, insieme a Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni; la compagnia da allora è basata a Ravenna, e presenta i propri spettacoli nei festival di tutto il mondo.
Autore di testi teatrali originali e di riscritture dai classici, Martinelli è fra i maggiori registi e drammaturghi del teatro italiano: ha ricevuto premi e riconoscimenti internazionali, tra cui ben 4 volte il Premio Ubu per la drammaturgia, la regia, la pedagogia teatrale; il Premio Mess di Sarajevo; il “premio alla carriera” del Festival Journèes Theatrales de Carthage.
La drammaturgia di Martinelli si qualifica per una scrittura insieme raffinata e popolare, semplice e profonda, capace insieme di emozionare e far pensare, sulla scia della più alta tradizione teatrale, da Aristofane a Brecht. Tra i più recenti lavori ricordiamo:
Rumore di acque, monologo surreale e grottesco, “oratorio per i sacrificati” che dal debutto nel 2010 è stato rappresentato in Italia e all’estero in importanti teatri e festival, tradotto in inglese, francese, tedesco e rumeno, messo in scena anche da altre compagnie teatrali in Francia, Germania e negli Stati Uniti.
Pantani, sulla vita e la morte del grande campione del ciclismo italiano Marco Pantani, una coproduzione con le manège.mons (Belgio), testo con il quale ha vinto il Premio Ubu come “migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)”.
Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, ispirato alla figura della leader birmana premio Nobel per la pace.

Rumore di acque
Una fantomatica isoletta tra l’Europa e l’Africa, situata in quella striscia di mare sede negli ultimi quindici anni di una devastante tragedia: lì, in quella vulcanica e ribollente porzione di terra, alla deriva come una zattera, vive un solo abitante, un generale dai tratti demoniaci e dagli occhi lampeggianti. In relazione a un altrettanto fantomatico Ministro dell’Inferno, pratica la “politica degli accoglimenti”: l’isoletta è abitata dagli invisibili spiriti dei morti e dei dispersi in mare, i rifiutati, che il generale accoglie e stiva nella sua isola-zattera, ognuno di loro è un “numero”, vite e morti ridotte a statistica. Nel suo sproloquio il generale è attraversato dalle voci di quegli invisibili.
Un “oratorio per i sacrificati”, che i Fratelli Mancuso arricchiscono con le loro potenti voci di satiri antichi, che sembrano gridare il dolore dell’umanità dal fondo di un abisso.

Slot Machine
Slot machine è un vorticoso monologo che racconta la caduta vertiginosa di un giocatore, del suo annegare nell’azzardo, dove ogni legame affettivo viene sacrificato sull’altare del niente. Amara è la fine del giocatore che, nel suo malato sogno di potenza, delira da solo dal fondo di un fossato di campagna, colpito a morte dai suoi strozzini, allo stesso tempo vittima e carnefice di se stesso.

Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi
Questo lavoro racconta senza unità di tempo e di luogo cinquant’anni di vita birmana, dal sacrificio del padre di Aung San Suu Kyi che orienta la sua vita, fino alle sue scelte, in tempi e luoghi differenti, tornando spesso a quella casa in cui la combattente per la pace è stata reclusa come una mistica, sola con il proprio inconscio, i propri sogni e fantasmi. Il testo dialoga con lo scetticismo brechtiano che afferma che non si può essere buoni dove esiste la violenza e che è maledetta la terra che ha bisogno di eroi. Qui si mostra, invece, lo scandalo della bontà: se vogliamo cambiare il mondo, la bontà è un’eresia necessaria.
Eresia, ovvero, etimologicamente, scelta: si sceglie di non cedere alla violenza, alla legge che domina il mondo, si sceglie di restare “esseri umani”: nonostante tutto.