
Come autore ho partecipato alle edizioni precedenti di Fabulamundi e conosco bene l’importanza di questo network nella promozione della drammaturgia europea. Ora New Voices si concentrerà più su una proposta di workshop per giovani autori. Questo mi sembra un grande cambiamento per Fabulamundi, che prova così a proporsi in maniera centrale nella formazione di una nuova generazione di drammaturghi. Per questo motivo è per me un onore, una responsabilità e anche una sfida, far parte della Fab Community. Mi piacerebbe confrontarmi con gli altri tutor di Fabulamundi, cercando una via per aprire le frontiere della drammaturgia, sperimentare nuovi linguaggi, confrontare i temi al centro delle storie provenienti dai vari paesi del network. E provare a mettere tutto ciò nei workshop di Fabulamundi.
Roberto Scarpetti
Diplomato in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia, vince la Menzione Franco Quadri al Premio Riccione 2011, con Viva l’Italia, le morti di Fausto e Iaio, poi prodotto dal Teatro dell’Elfo, con cui vince il Premio Franco Enriquez e viene nominato al Premio le Maschere del Teatro Italiano. Nel 2023, dallo stesso testo ha tratto un podcast in 6 puntate, prodotto da RadioRai. Sotto la direzione di Antonio Calbi, diventa drammaturgo residente del Teatro di Roma. Per il Teatro di Roma scrive: Prima della bomba, con cui riceve un’altra nomination al Premio le Maschere; Ritratto di una capitale; Ritratto di una nazione, in qualità di dramaturg; 28 battiti, di cui firma anche la regia. Per Compagnia Lumen, ha scritto Falafel express e Samir, prodotti da Campo Teatrale di Milano. Per la Compagnia del Sole ha scritto Secondo Federico.
Dal 2019 collabora con la compagnia Lacasadargilla a IF/Invasioni dal Futuro, festival di teatro di fantascienza, di cui cura gli adattamenti. Per il cinema ha firmato la sceneggiatura di diversi film, tra cui Giochi d’estate, Quello che non sai di me, Dove non ho mai abitato, Tra le onde. Nel 2012 Giochi d’estate è stato scelto dalla Svizzera per la preselezione alla nomination agli Oscar per il miglior film in lingua straniera, e ha vinto il Quarz per la miglior sceneggiatura.
Dopo aver condotto diversi workshop, per PAV e per Lacasadargilla, dal 2022 insegna drammaturgia e recitazione presso la Scuola di Perfezionamento del Teatro di Roma.
PRIMA DELLA BOMBA
Un vagone della metropolitana di una grande città italiana, nell’ora di punta. Tra i passeggeri c’è Davide che suda, agitato. Nel suo zainetto, un ordigno artigianale. Lui impugna un interruttore della luce, connesso a un filo elettrico, nascosto dentro la manica della felpa che indossa. Sta per azionare il detonatore…
Ma come è arrivato Davide al punto di farsi esplodere? E per quale motivo?
La bomba l’ha preparata con due suoi compagni, Karim e Rafiq. Il primo è un italiano convertito all’Islam, esattamente come lui. Il secondo è un fondamentalista afgano. Ne parlano da tempo, da quando Davide, che da musulmano ha scelto di chiamarsi Ibrahim, ha conosciuto Karim e la sua conversione ha virato verso un credo più radicale, integralista.
L’inquadramento ideologico è molto preciso e la propaganda sembra aver fatto presa su chi, come Davide, pensava di voler cambiare il mondo. Quante sono le vittime civili, uomini, donne e bambini, che ogni giorno vengono uccise dai droni degli Stati Uniti? Quanti i musulmani innocenti che muoiono inutilmente? È una nuova Shoah, con i musulmani al posto degli ebrei e con l’Occidente a fare la parte dei Nazisti. È per questo che Davide, Karim e Rafiq sentono di dover fare qualcosa, sentono di dover aiutare i loro fratelli musulmani in nome della Ummah, la nazione islamica.
Eppure non è questo quello che pensava Davide quando parlava di cambiare il mondo… Prima, appena convertito, Davide cercava altro. Cercava un senso di appartenenza, qualcosa in cui sentirsi coinvolto, un nuovo scopo che lo aiutasse a uscire da un periodo di profonda crisi personale. E lo aveva trovato nell’Islam, lo aveva trovato negli amici conosciuti in moschea, in Ahmed e in Jussuf, che gli avevano insegnato a pregare, gli avevano aperto la porta alla comprensione dell’Islam e delle sue mille regole.
E come una vera nuova famiglia, mentre stava uscendo da quella di provenienza, Ahmed e Jussuf avevano anche provato a spiegare a Davide le molte deviazioni dell’integralismo.
Inutilmente.
28 BATTITI
Giuseppe ha vinto le Olimpiadi. E ha distrutto la sua vita: con il doping.
In un’intima confessione al medico che certifica la sua positività, Giuseppe si apre alla verità. Una verità che scava nei suoi sogni, nei suoi bisogni, nell’odio e nell’amore che sente da sempre nei confronti del suo sport.
Una verità autodistruttiva e creatrice. Perché per Giuseppe il doping è l’unica possibilità per essere se stesso, rifiutando di colpo tutto ciò che non ha mai voluto. Che non ha mai chiesto.
Una verità che pulsa nei battiti del suo cuore, che scorre nel suo sangue. Che cambia e plasma il suo corpo. Come lo sport.