Daniele Villa

 

Il mio è un lavoro di scrittura integrato col processo creativo di una produzione. Per Teatro Sotterraneo svolgo funzione di ‘drammaturgo’ quando elaboro una scrittura autonoma e ‘dramaturg’ quando ricompongo parole e testi trovati in improvvisazione con gli attori. Non ho mai scritto in termini di narrazione, con dei personaggi inseriti in un racconto lineare – la mia scrittura vive in relazione alla scena da cui è scaturita, parlerei di scrittura scenica, più che di veri e propri testi. I temi sono diversi tra loro ma sempre calati nel presente, nei codici e nei segni dell’immaginario post-pop della cultura occidentale in declino.

Daniele Villa nasce a Firenze il 2 maggio 1982. Dopo studi liceali di tipo umanistico e una laurea in media & giornalismo, nel 2005 entra a far parte di Teatro Sotterraneo, collettivo di ricerca teatrale col quale realizza numerosi progetti in qualità di coregista e dramaturg. Fra gli altri 11/10 in apnea (Generazione Premio Scenario 2005), Post-it, La Cosa 1, Dies irae, L’origine delle specie, La Repubblica dei bambini e Homo ridens. I progetti di Teatro Sotterraneo coi testi curati da Daniele Villa ricevono i seguenti riconoscimenti: nel 2009 il Premio Lo Straniero e il Premio Ubu Speciale, nel 2010 il premio Hystrio-Castel dei Mondi, nel 2011 il Silver Laurel Wreath Award al Mess Festival di Sarajevo, nel 2012 l’Eolo Award, l’ACT Festival Prize e il BE FESTIVAL 1st Prize al Be Festival di Birmingham.

Teatrografia

2005 / 11/10 in apnea, prima rappresentazione: Teatro Furio Camillo, Roma.
2007 / Post-it, prima rappresentazione: Festival Armunia Inequilibrio, Castiglioncello.
2008 / La Cosa 1, prima rappresentazione: Festival Fabbrica Europa, Firenze.
2009 / Dies irae, prima rappresentazione: Festival Vie Scena Contemporanea, Modena.
2010 / L’origine delle specie, prima rappresentazione: Teatro Metastasio, Prato.
2011 / La repubblica dei bambini, prima rappresentazione: Teatro al Parco, Parma.
2011 / Homo ridens, prima rappresentazione: Festival Santarcangelo dei teatri, Santarcangelo.

Homo ridens
Homo ridens è l’esempio di quanto appena descritto: la parola ha un ruolo centrale, ma l’intero spettacolo è pensato come una sequenza di test sui meccanismi che attivano il riso, il pubblico è nella posizione della cavia e il testo procede senza mai creare personaggi né vicende, ma integrando piuttosto informazioni, riflessioni, rapide scene sul confine fra realismo e assurdo. La parola, dislocata, si posiziona nelle diverse scene che compongono la performance, mantiene un peso specifico ma al tempo stesso è pensata per diventare parte di una grammatica teatrale più ampia.

– Estratto di Homo ridens –
(Come già descritto) Homo ridens procede con una sequenza di “test” sul pubblico che, posto nella posizione della cavia, è chiamato a rispondere a stimoli che in linea teorica attivano il riso. I “test” sono veri e propri esami o vere e proprie scene, in entrambi i casi l’obiettivo è generare il riso e farlo in modo problematico, portando delle contraddizioni.

Test delle tavole dell’orrore

(gli attori sono schierati in proscenio, mostrano delle tavole con sopra stampate fotografie di contesti raccapriccianti. Uno di loro procede con un questionario, chiedendo al pubblico di alzare la mano in relazione alla propria risposta:

Tavola 1. Nell’immagine si vede una fossa comune di cadaveri in stato di decomposizione)
Bergen-Belsen, 15 aprile 1945. Che titolo dareste a questa immagine?
A)   Terra promessa – B) Campeggio abusivo – C) Non c’è niente da ridere
Alzate la mano per la risposta A. B. C. Grazie.

Tavola 2. Nell’immagine si vede una mano mozzata all’altezza del pozzo, col dito indice innaturalmente puntato in avanti.
New York, 11 settembre 2001. Che titolo dareste a questa immagine?
A)   Voi siete qui – B) I want you for the U. S. Army – C) Non c’è niente da ridere
Alzate la mano per la risposta A. B. C. Grazie.

Tavola 3. Nell’immagine si vede un bambino africano riverso a terra, con una avvoltoio che lo osserva.
Sudan, 26 marzo 1993. Che titolo dareste a questa immagine?
A)   Un-due-tre-stella – B) Adozione a distanza – C) Non c’è niente da ridere

In dipendenza dalla risposte (ovvero il numero di mani alzate), l’attore indica il profilo del pubblico
–       Maggioranza di risposte A: Serial Killer, predisposizione massima all’uso di humour nero
–       Maggioranza di risposte B: Vignettista, predisposizione ponderata all’uso di humour nero
–       Maggioranza di risposte C: Obiettore di coscienza, predisposizione minima all’uso di humour nero
–       Uguaglianza di risposte ABC: Elettore oscillante, approccio confusionale all’uso di humour nero

NYC e amico morente

A         (parlando di un altro attore appena uscito di scena) Adesso, quando è uscito, in realtà è andato al più vicino aeroporto ed è salito sul primo aereo per New York.

È atterrato al JFK airport. Ha preso un taxi fino al centro di Brooklyn: qui ha incrociato un gruppo di newyorkesi che faceva jogging e li ha uccisi sparandogli nella schiena.

È risalito sul taxi fino al luna park di Coney Island, e ha sparato mirando specificamente ai bambini.

Ha ripreso il taxi fino al ponte di Brooklyn e l’ha percorso a piedi: qui ha sparato su un gruppo di turisti, alcuni dei quali sono morti tuffandosi nell’East river.

A Manhattan ha camminato fino a Little Italy: è entrato in una pizzeria e ha sparato ai clienti, al barman, al proprietario e uscendo al cameriere che l’aveva invitato ad entrare.

Si è diretto verso Chinatown: qui ha trovato un gruppo di cinesi che faceva thai-chi all’aperto e li ha ammazzati uno a uno.

Ha preso una metro fino a Wall street dove è sceso e ha sparato sulla folla, a caso.

Ha percorso la Broadway fino a Times Square ed è entrato in un teatro di musical: ha sparato sul corpo di ballo uccidendo tutte le ballerine e alcuni costumisti.

È salito sull’Empire State Building e ha ucciso tutti i turisti presenti, alcuni dei quali sono morti gettandosi dal 102esimo piano.

Poi ha percorso le vie dello shopping sparando a caso da Macy’s e da Bloomingdale’s.

È entrato al Metropolitan museum e ha sparato alle commesse del gift-shop.

A questo punto ha cominciato a sentire le sirene del New York Police Department, perciò è entrato in Central Park: qui si è domandato dove vanno le papere in inverno quando il lago è ghiacciato e ha sparato a quelle che nuotavano più lentamente.

È arrivato a Harlem, è entrato a una messa gospel e ha sparato sul predicatore, sul coro, sui fedeli e sui turisti.

È salito ancora fino al Bronx, è entrato allo Yankee Stadium dove ha sparato contro il pullman della squadra di baseball, la partita è stata annullata.

Ha preso un taxi per l’aeroporto di Newark e a fine corsa ha lasciato la mancia al tassista, per poi sparagli nella nuca, totalizzando così 71 vittime (di cui 14 papere), per poi salire sul primo volo di ritorno…

(L’attore precedentemente uscito rientra, indossa una t-shirt turistica con scritto I LOVE New York, ha in mano una pistola, la pulisce con un fazzoletto, si avvicina al pubblico e la porge a un spettatore di modo che rimangano le sue impronte sull’arma. Ringraziando lo spettatore riprende la pistola attraverso un sacchetto di plastica ed esce nuovamente di scena)