Nata a Roma nel 1985, Margherita Mauro è autrice, drammaturga e traduttrice teatrale. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Scienze e Tecniche del Teatro allo IUAV di Venezia, Margherita si è trasferita a Londra per completare i suoi studi con un master in drammaturgia presso la Kingston University. Dal 2009 ha scritto: Marcel Duchamp, A Word Play; Lost Belongings; Regeneration, they call it, Prometheus; Ma cosa mi balena in mente?; Almeno si togliessero le scarpe. Nel corso degli anni ha inoltre anche pubblicato articoli su Prospero European Review, intervistato Edward Bond per RaiRadio 3 e curato il volume “Le signorine di Wilko o come rendere visibile la poesia, diario di una messa in scena”. Tra il 2010 e il 2015 Margherita ha fatto parte della direzione artistica di Schiume Performing Arts Festival, e nel 2014 è stata selezionata per partecipare al Forum of Young European Playwrights al festival Neue Stücke Aus Europa Theaterbiennale di Wiesbaden. Da qualche anno collabora con la compagnia lacasadargilla e con il teatro Ferrara OFF, insieme a cui ha recentemente vinto il bando SIAE S’Illumina per la produzione di una nuova opera.
Almeno si togliessero le scarpe
Almeno si togliessero le scarpe racconta di una donna sospesa nella monotonia di un presente da cui pare non esserci scampo. Il testo si configura come ‘monologo per donna anziana sola, con l’accompagnamento di quattro giovani e un canarino’ perché all’immobilità della protagonista, e al suo essere “tutta voce”, vede contrapporsi in scena il movimento di quattro figure mute e dai contorni sfumati. In silenzio i ragazzi accudiscono la donna, mettono in ordine la casa e si occupano della sua eredità, incarnando a seconda del momento il ruolo di figli, nipoti, badanti o infermieri. Talvolta lei rivolge loro la parola, ma per lo più li ignora, quasi come non li riconoscesse o, addirittura, non li vedesse. Quasi come fosse rimasta sola. Sola con Corrado, il suo interlocutore surrogato, un canarino – probabilmente impagliato. Sola con il suo parlare a vuoto, i suoi lapsus e la sua perdita progressiva di lucidità. Sola e in attesa. E, così, mentre attorno a lei sembrano tutti indaffarati, la donna comincia a scivolare via, come una nave alla deriva, nel silenzio.