Massimo Sgorbani

 

Il mio è un lavoro sul monologo come rappresentazione di mondi interiori.
Il monologo è fase predialogica, presocratica, è un passo indietro in direzione del caos, del non ancora differenziato nelle regole della comunicazione logico discorsiva.
Il monologo, inteso soprattutto come monologo interiore, si svolge in un flusso ininterrotto che attualizza di continuo il passato, lo rimugina, lo trasfigura, lo ripropone in veste di presente. Pezzi di passato sono sempre presenti, come la prima nota di una sinfonia è comunque presente nell’ultima. È un fardello ingarbugliato e che si ingarbuglia a ogni piè sospinto e che, in quanto flusso ininterrotto, si caratterizza non solo per le parole significanti, ma per le caratteristiche stesse del fluire, dello scorrimento soggetto a movimenti ritmico/musicali.

Fabulamundi involved Massimo Sgorbani in activities in Paris and in Târgu Mureș.

Milano, 20 luglio 1963

Massimo Sgorbani è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano e diplomato in Drammaturgia presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”. Insieme a Angelo Longoni ha scritto sceneggiature per il cinema e la televisione. Nel 2001 ha vinto il Premio Speciale della Giuria Riccione, con Angelo della gravità. Nel 2003 si è classificato secondo al Premio Fersen con Il tempo ad Hanoi, e ottiene la “segnalazione di continuità” al Premio Riccione per Le cose sottili nell’aria.
Autore del testo Tutto scorre, spettacolo vincitore di uno dei premi Fondi la Pastora nel 2004. Nel 2008 ha ricevuto il premio Franco Enriquez per la drammaturgia. Nel 2006 è stato tra i docenti del master di scrittura creativa “L’arte di scrivere” dell’Università di Siena. Da anni collabora con la compagnia di marionette “Teatro appeso a un filo”, per la quale ha scritto e diretto diversi adattamenti di opere liriche.

Teatrografia

2009 / Innocenza, pubblicazione: Due pezzi quasi comici, Editoria&Spettacolo (2009).
2008 / Per soli uomini, prima rappresentazione: 25 maggio 2008, Teatro Franco Parenti, Milano; pubblicazione: in Due pezzi quasi comici, Editoria&Spettacolo (2009).
2004 / Angelo della gravità (un’eresia), prima rappresentazione: 23 giugno 2004, ex chiesa di San Giuseppe, Asti; pubblicazione: Teatro Ubulibri (2008).
2004 / Tutto scorre (una fatalità), prima rappresentazione: 6 gennaio 2004, Teatro Colosseo, Roma; pubblicazione: Teatro Ubulibri (2008).
2005 / Le cose sottili nell’aria, prima rappresentazione: 1 luglio 2005, Teatro Supercinema, Santarcangelo, pubblicazione: Teatro Ubulibri (2008).
2007 / Causa di beatificazione (tre canti per voce e tempesta), prima rappresentazione: 15 maggio 2007, Teatro Franco Parenti, Milano; pubblicazione: Teatro Ubulibri (2008).
2008 / Nell’ardore della nostra camera (un epicedio), pubblicazione: Teatro Ubulibri (2008).
2013 / Blondi, prima rappresentazione: 22 marzo 2013, Piccolo Teatro Studio, Milano; di prossima pubblicazione nel trittico Innamorate dello spavento.

Il discorso dell’onorevole
Un uomo politico ormai in pensione, paga una escort solo perché lo ascolti, perché assista in silenzio a una sorta di confessione. L’uomo parla alla donna della propria vita, del proprio rapporto con la politica ma, soprattutto dell’ossessione del “discorso” che lo ha portato fin all’esaurimento nervoso. La escort, personaggio invisibile in scena, diventa il sostituto della moglie dell’uomo, morta suicida pochi anni prima. Ma ancora di più immagine del corpo a cui aspirano vanamente le parole del politico, incapace da sempre di trasformare il suo discorso ininterrotto in vita.

– Estratto di Il discorso dell’onorevole

Te lo ricordi Kennedy? John Fitzgerald. La scatola cranica di Kennedy è stata sfondata dal proiettile in una bella giornata di sole, Kennedy era sul sedile posteriore della macchina e salutava la folla e un proiettile gli ha sfondato la scatola cranica, Kennedy è morto sul colpo, Kennedy non ha potuto commentare, o fare un discorso su quello che in fondo è stato il fatto più rilevante della sua carriera politica, il fatto di essere stato ammazzato, dico. Kennedy non ha saputo nemmeno di essere stato ammazzato perché il proiettile gli ha sfondato il cranio e probabilmente l’ultima cosa che lui ha ricordato era la folla che lo salutava. Di fianco a Kennedy c’era sua moglie Jaqueline, lei era seduta di fianco a Kennedy, mi sono sempre chiesto cosa devono essere stati quegli attimi per Jaqueline, passare dalla folla che salutava in una giornata di sole a Kennedy morto ammazzato lì di fianco. Mi sono anche chiesto cosa deve essere successo a Jaqueline, così vicina al marito al momento dello sparo, nel momento in cui la scatola cranica è stata sfondata, ma sicuramente il cervello, dei pezzi di quella che sia chiama materia cerebrale, saranno schizzati addosso a Jacqueline, in faccia a Jaqueline, Jaqueline che salutava la folla si è trovata in un attimo con la faccia imbrattata dal sangue e dal cervello di Kennedy e nei filmati si vede che Jaqueline inizia a camminare a quattro zampe, si mette a quattro zampe e comincia a muoversi così dentro la macchina, cerca di nascondersi, cerca di ripararsi, Jacqueline che cammina a quattro zampe, come un animale. Vedi cos’è la fine della politica, vedi quando il discorso s’interrompe, quando il discorso si spappola e va in pezzi, vedi cos’è, una corsa velocissima all’indietro, un ritorno immediato al primordiale, cercare un rifugio, cercare una tana, a quattro zampe come un animale. (pausa) Quel che è successo per via di un corpo esterno, per via del proiettile dico, quel che è successo per via di quel proiettile alle fine poteva succedere per cause interne, per il discorso che cresce e si espande oltre misura, il discorso cresciuto in maniera abnorme nella testa, questo pensavo quelle sere che preparavo il discorso, pensavo a Jaqueline Kennedy e pensavo a mia moglie che a volte veniva nello studio mentre urlavo le parole, sostenere lo sviluppo!, mentre la nausea mi cresceva e sulla parte sinistra della testa, del cranio, sentivo qualcosa pulsare, e se mi toccavo sentivo una vena in rilievo e gridavo sostenere lo sviluppo!, sperando che la vena si sgonfiasse, che gridando a più non posso la facessi sgonfiare. E allora chiedevo a mia moglie di starmi lontana di uscire dallo studio dove mi stavo registrando – lasciami solo, lasciami solo! – per paura che la testa mi scoppiasse, che mi scoppiasse come quella di Kennedy. E mia moglie aveva una vestaglia rosa, rosa come il vestito di Jaqueline quel giorno a Dallas, e io pensavo a mia moglie come Jacqueline vestita di rosa, mia moglie come Jaqueline imbrattata di cervello, col cervello sulla faccia e sulla vestaglia rosa, mia moglie come Jaqueline che camminava a quattro zampe e gridava, e sentiva il suo grido che le risuonava nella testa, quello che nessun altro può sentire.